“La mia ricerca artistica condotta finora si basa in primo luogo sulla casualità del risultato formale finale e la mutevolezza del nostro essere.” – spiega Edoardo – “Ciò che mi interessa indagare è il continuo e incessante cambiamento che ci trasforma. Questo lo si può percepire solo distaccandoci da quelle strutture mentali che ci limitano e che molto spesso siamo noi stessi ad imporci, relegandoci in ‘personalità'”.
Proprio l’idea di libero flusso dell’esperienza e dunque dell’immagine in divenire, sta alla base della prima serie prodotta da Edoardo, dal titolo Naufraghi, in cui i soggetti si trasformano in una massa danzate di energia, dove il singolo si fonde all’insieme in una visione stroboscopica e frammentata del tutto.

Sempre al concetto di casualità sono associate le due serie successive di Edoardo, Asylum e Black Mirror, entrambe realizzate in ambienti completamente bui, lasciando che macchina fotografica e flash registrassero immagini in autonomia, tramite temporizzazione automatica, senza controllo.
“Asylum è uno studio fatto su me stesso, per me stesso, in cui le espressioni del volto si sovrappongono in un’immagine unica che sia trasforma in un ritratto a prima vista irriconoscibile, portando alla luce parti nascoste dell’io che solitamente non percepiamo.

“Con la serie Black Mirror ho voluto riproporre questo concetto su altre persone: il tutto ha avuto origine in concomitanza con la mostra Ritratti di Luce, ideata e curata da Giacomo Cardoni nello Spazio B Arte Museum (SBAM) di Candelara, per poi essere riproposto e perfezionato in due residenze artistiche EXXX (Extemporary Experimental Exhibition), la prima all’ Arsenale di Venezia e la seconda al MuMa di Parma, entrambe ideate e curate da Guido Bettinsoli. Il risultato è una sorta di indagine sul corpo, sul volto, in relazione all’idea che abbiamo di noi stessi e dunque della nostra identità”.

Il concetto di mutamento dell’essere è riproposto da Edoardo sotto un’altra chiave nelle serie The Mind Room e Who is Who. In entrambi i casi, un’immagine del volto di Rita Levi Montalcini è manipolata non più attraverso tecniche fotografiche, ma, da un lato attraverso lo stropicciamento fisico delle fotografie e dall’altro, tramite la sovrapposizione di acetati stampati.
In The Mind Room Edoardo ricrea un immaginario spazio mentale in cui il visitatore si immerge nell’esperienza all’interno di una stanza buia, illuminata solo dalla fiamma di una candela trasportata dal fruitore stesso che è invitato a esplorare la pluralità dell’essere.


In Who is Who la sovrapposizione fisica di acetati stampati con diversa trasparenza stimola l’osservatore ad interrogarsi sulla stratificazione dell’essere, dei vissuti, che trasformano persone e personalità.


“Nelle mie ultime produzioni Identity e Shadow Follows Me sto cercando di sperimentare con altri mezzi, nel primo caso rielaborando video acquisiti online, nel secondo indagando sui social e sulla visione contemporanea del concetto di fotografia da smartphone che assume una connotazione di social selfie, aggiungendo un elemento simbolico, fisico e mentale, a tutta la produzione del progetto, quello della propria ombra.


Visualizzazione di una porzione della pagina Instagram Shadow Follows Me, Edoardo Serretti
“Nei prossimi progetti – conclude Edoardo – vorrei includere anche registrazioni di suoni prodotti dal nostro corpo, portando avanti la ricerca sull’identità e sulla sua essenza. Poi chissà cosa ne verrà fuori; come dicevo all’inizio il mio lavoro ha in sé una forte componente di casualità che ritengo sia uno degli elementi chiave che ci spinge ad andare oltre agli schemi e capire meglio noi stessi”.